Un piccolo paese che grande fu
Una serie di circostanze, prevedibili e inaspettate, mi ha spinta a organizzare all’ultimo minuto una giornata diversa dal solito in provincia di Cuneo, in Piemonte. Saluzzo è una città di modeste dimensioni (conta circa 17500 abitanti) che fu capitale per ben quattro secoli di un marchesato. Verso la fine del Basso Medioevo se la giocò niente meno che con la Francia e il Ducato di Savoia.
La visita del centro storico potrebbe essere una valida opzione per una gita fuori porta da Torino, distante un’ora di macchina. Una meta circondata da castelli, ai piedi di sua maestà Re di Pietra (intendesi il Monviso). Ovviamente nulla vieta ai curiosi più distanti di concedersi un lento, rilassante ed economico weekend in mezzo alla natura.
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Abbazia di Staffarda
L’itinerario ha inizio nell’Abbazia di Staffarda, d’altronde in un blog chiamato “Esplorando Dintorni” sarebbe strano arrivare diretti alla meta. L’imponente complesso fu realizzato tra il 1122 e il 1138 dai monaci cistercensi in un terreno offerto in dono dal marchese Manfredo I di Saluzzo. All’epoca l’insediamento di un ordine monastico in un territorio vedeva come diretta conseguenza un ingente opera di bonifica. In altre parole: la resa fertile dei campi circostanti.
Nella vita dei monaci, austerità e rigidità erano i dogmi cui sottostare. Nei mesi freddi non vi era la possibilità di scaldarsi, se non col cibo, ed era concesso mangiare una sola volta al giorno. Nei mesi caldi i pasti quotidiani aumentavano a due, ma rigorosamente privati della carne. Le giornate si componevano esclusivamente di momenti di lavoro e di preghiera.
La chiesa annessa ha un’architettura semplice e pulita, in stile romanico con particolari gotici. Ciò che affascina è la sua cromia: il rosso dei mattoni, il bianco della calce e il grigio della pietra. Facendo più attenzione, si possono notare sottili differenze tra le colonne, le arcate, il lato destro e quello sinistro. Infatti gli interni sono volutamente asimmetrici per ricordare l’imperfezione dell’uomo rispetto a Dio. Ogni seconda domenica del mese alle ore 11.00 è possibile prenotare l’accesso al piano superiore.
L’Abbazia di Staffarda fu autosufficiente fino al 1690, quando le truppe francesi, guidate dal generale Catinat, la coinvolsero in battaglia e ne distrussero l’archivio, la biblioteca, parte del chiostro e del refettorio.
Dal 1715 al 1734, con l’aiuto finanziario di Vittorio Amedeo II di Savoia, vennero effettuati radicali lavori di restauro che alterarono l’originale architettura gotica. Successivamente, nel 1750, l’abbazia divenne proprietà dell’Ordine cavalleresco dei Santi Maurizio e Lazzaro. I principali abitanti della struttura oggi sono i pipistrelli (da Aprile a Ottobre) e i gatti.
- MAR - DOM | Orario: 9.00 - 12.30 e 13.30 - 18.00
- 6,50 | Ridotto € 3,50 (FAI)
- gratis con abbonamento musei Piemonte
Come arrivare a Saluzzo
Il modo migliore per raggiungere Saluzzo, mi spiace dirlo, ma è con l’auto. Coi mezzi pubblici i tempi si allungano notevolmente e occorre effettuare almeno un cambio. Da Torino e da Cuneo, ad esempio, si può viaggiare col treno fino a Savigliano e poi prendere il bus (n° 21, 97 o 125).
Per quanto riguarda i parcheggi gratuiti, ce n’è un buon numero ai lati della strada. Sconsiglio di “arrampicarsi” sulle strette vie della collina. É più comodo e sicuro lasciare la macchina in Piazza Cavour, tra l’altro Sabato e Domenica non si pagano le strisce blu.
Cosa vedere a Saluzzo? Casa Cavassa
Seconda tappa del fittissimo programma è Casa Cavassa, un significativo esempio di dimora signorile rinascimentale. Fu residenza dei marchesi di Saluzzo fino al 1464, quando Ludovico II si premurò di donarla al vicario generale Galeazzo Cavassa, esponente di una nobile famiglia di Carmagnola. La scelta di rendere tale residenza quella ufficiale della famiglia Cavassa non fu casuale, poiché era posizionata vicino ai principali edifici del potere religioso e di quello politico.
L’abitazione venne poi ereditata dal figlio Francesco Cavassa, che le dedicò gran parte delle sue attenzioni, i cui risultati sono visibili ancora adesso.
La casa visse il suo periodo d’oro per poi essere depredata dagli eredi di Francesco, fino a finire nel 1883 nelle mani dell’appassionato marchese Emanuele Tapparelli D’Azeglio. I lavori di restauro furono eseguiti secondo il principio del “completamento in stile”, ovvero recuperando l’aspetto medievale e rinascimentale, ed eliminando tutto ciò che era stato realizzato in epoche successive. Vennero inoltre aggiunti elementi architettonici ritenuti caratteristici del Cinquecento, come il muro merlato e la torre con balconcino.
Il marchese Tapparelli desiderava fortemente ridare vita alla dimora trasformandola in un museo. Dunque acquistò quanti più oggetti potessero documentare i Cavassa e, più in generale, opere risalenti al periodo storico in cui vissero. Degna di nota è la “pala della Madonna della Misericordia” di Hans Clemer. Nel 1890, alla morte del marchese, si procedette come da testamento alla donazione della casa (completa d’arredo) alla città di Saluzzo.
La facciata dell’edificio presenta un portone ligneo finemente scolpito, circondato da una cornice di marmo bianca. In alto si osserva lo stemma dei Cavassa col cavedano (un pesce d’acqua dolce che risale la corrente) e il motto di famiglia “Droit Quoi Quil Soit” ovvero “Avanti a qualunque costo” o anche “Giustizia quale che sia”.
- LUN e MER chiuso
- Orario: 10.00 - 13.00 e 14.00 - 18.00
- 5,00 | Ridotto € 3,00 (FAI)
- gratis con abbonamento musei Piemonte
Chiesa di San Giovanni
La Chiesa di San Giovanni, eretta nel 1281, fu il luogo di culto principale della città fino al 1501. L’ingresso è curiosamente posto su una scala in discesa e si apre su tre navate. A sinistra si può subito ammirare la cappella funeraria dei marchesi di Saluzzo, una delle testimonianze di gotico flamboyant più importanti del Piemonte.
Vi è però conservata unicamente la tomba di Ludovico II, realizzata dallo scultore lombardo Benedetto Briosco. La consorte Margherita di Foix-Candale, che avrebbe dovuto occupare la nicchia di fronte, venne tumulata in Francia.
Avanzando di qualche passo, si può accedere al chiostro di forma quadrata. Ciascuna colonna vanta sul capitello lo stemma di una delle più importanti famiglie saluzzesi. Oltre a un bar, è conservata seminascosta la Cappella Cavassa, col monumento funebre dell’iniziatore Galeazzo.
Torre civica
La torre civica vanta 48 metri di altezza ed è inglobata nella massiccia mole del palazzo comunale. Simbolo dell’autonomia della comunità cittadina all’epoca del marchesato, la struttura è sormontata da una cuspide ottagonale di colore bianco. In cima fa bella mostra lo stemma di Saluzzo: l’aquila.
Nel 1993 un importante lavoro di recupero ha rimesso in sesto i 130 gradini che consentono di raggiungere la sommità, da dove si può godere un ampio panorama sul borgo, sulle campagne circostanti e sulla catena delle Alpi Occidentali.
- SAB - DOM | Orario: 10.00 - 13.00 e 14.00 - 18.00
- 3,00 | Ridotto € 2,00 (FAI)
- gratis con abbonamento musei Piemonte
Pausa pranzo
Il paese di Saluzzo è circondato da coltivazioni di alberi da frutta (che in primavera offrono uno scenografico spettacolo floreale). Tra i prodotti più diffusi si annoverano: le susine, le pesche, le albicocche, le pere e i kiwi.
A tavola, oltre ai piatti tipici piemontosi – su cui scriverò un apposito articolo in futuro – vorrei porre l’attenzione su un alimento che sarebbe veramente difficile da assaggiare altrove. Mi riferisco ai ravioles (gnocchi di patate) della Valle Varaita con tomino di melle e burro fuso, una bomba calorica che non si può proprio ignorare.
La Castiglia
La Castiglia fu edificata dal marchese Tommaso I tra il 1271 e il 1286. Col tempo venne ampliata e dotata di torri, bastioni, ponte levatoio e fossato. Rappresentò la residenza ufficiale dei marchesi di Saluzzo fino al loro declino, nella seconda metà del Cinquecento. A partire dal 1825, da abbandonata rovina romantica decantata da artisti e poeti, venne riconvertita a carcere, funzione che conservò fino al 1992.
Nel 2002 il comune di Saluzzo ottenne la costruzione in comodato e provvedette a sistemarla. Oggi la Castiglia è sede di due musei permanenti: quello multimediale sulla Civiltà Cavalleresca e quello sulla Memoria Carceraria (il primo in Italia ambientato nell’età moderna).
Il secondo percorso espositivo è veramente ben fatto. Abbiamo impiegato più di un’ora solo per la sua visita, e non siamo riusciti a vedere tutti i filmati. Vengono riportati studi di carattere politico, sociale e psicologico, oltra a tantissime notizie e testimonianze. Ci tengo a sottolineare che il tema della prigionia non è da prendere sotto gamba, potrebbe urtare la sensibilità di alcune persone.
Ai piani terra e primo, vengono ospitate mostre temporanee d’arte contemporanea. Noi ne abbiamo trovata allestita solo una, e ha comunque richiesto più tempo del previsto. L’esplorazione approfondita della Castiglia potrebbe tranquillamente occupare mezza giornata (sicuramente non meno di due ore).
- GIO - LUN | Orario: 10.00 - 13.00 e 14.00 - 18.00
- 8,00 | Ridotto € 5,00 (FAI)
- gratis con abbonamento musei Piemonte
ANTICHE DIMORE
Non c’è niente di meglio di un libro illustrato per conservare il ricordo delle dimore storiche di Saluzzo e ammirare quelle inaccessibili a noi comuni mortali.
Casa natale di Silvio Pellico
La casa-museo di Silvio Pellico, situata nella piazzetta dei Mondagli, ha aperto le porte al pubblico nel 2011, in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Lo scrittore nacque nel primo piano dell’abitazione nel 1789 e visse lì i suoi primi anni d’infanzia. Il restauro dell’edificio fu realizzato dal comune di Saluzzo, dopo l’acquisizione dal poeta e professore Silvio Einaudi. La mostra si concentra soprattutto sull’opera “Mie prigioni“.
- DOM | Orario: 14.00 - 18.00
- 3,00 | Ridotto € 2,00 (FAI)
- gratis con abbonamento musei Piemonte
Duomo di Saluzzo
Tornando nella parte pianeggiante del centro storico, oltre ai portici e ai negozi, è facilmente individuabile il duomo dedicato a Maria Vergine Assunta. Costruito tra il 1491 e il 1501 fuori dalle mura, si distingue per i mattoni a vista e lo stile tardo-gotico.
Nella navata centrale si possono osservare l’altare maggiore con undici statue lignee di Carlo Giuseppe Plura e un prezioso crocefisso trecentesco. Ciò che colpisce più di ogni altra cosa è però l’utilizzo massiccio della pittura e la mancanza di materiali pregiati come il marmo.
Castello della Manta
Per concludere in bellezza la giornata, nei dintorni di Saluzzo c’è una perla del FAI che non può proprio mancare nell’elenco delle cose da vedere. Mi riferisco al Castello della Manta, donato alla fondazione da Elisabeta De Rege Provana nel 1985.
Il parcheggio più vicino è al seguente indirizzo: via Giuseppe Garibaldi, 194 (Manta). Evitare di seguire le indicazioni del navigatore che portano a via San Rocco perché, a meno che non si stia guidando un Ape, sarà praticamente impossibile salire la mulattiera con le quattro ruote. La passeggiata è semplice. In dieci, massimo quindici minuti, si giunge in cima.
Le origini del Castello della Manta risalgono al 1200, anche se ciò che ci è pervenuto è databile in gran parte a partire dal Quattrocento, quando Tommaso III donò la roccaforte al figlio illegittimo Valerano.
Valerano fu capostipite di un ramo cadetto della dinastia dei marchesi di Saluzzo, il cui motto adottato fu la parola tedesca “Leit” ovvero “Adagio”. In onore del padre, il neo Signore della Manta fece realizzare la Sala Baronale, ovvero un grande locale di rappresentanza affacciato sul lato meridionale del castello. Proprio grazie alla sua posizione, lo splendido ciclo di affreschi si è conservato fino ai giorni nostri in condizioni pressoché perfette.
Non spoilererò niente. Consiglio piuttosto di effettuare la visita guidata per assaporare al meglio ogni dettaglio. La nostra guida era entusiasta, si soffermava a descrivere minuziosamente ogni più piccolo particolare, non curandosi del tempo che scorreva.
Dopo la metà del Cinquecento il castello venne rimaneggiato da Michele Antonio Saluzzo e successivamente da Valerio Saluzzo, che fu costretto a piegarsi al potere dei Savoia. Meritevole di menzione: la Sala delle Grottesche. Anche qui, occorrerebbe prendere parte a un seminario per analizzare tutte le figure e i significati nascosti.
Alla fine del Settecento, con l’estinzione della dinastia dei Saluzzo della Manta, il castello venne abbandonato e per oltre due secoli fu adibito a ospedale militare. Il FAI si occupa da quasi 40 anni della ristrutturazione dei locali e dell’apertura ai visitatori di una stanza dopo l’altra. I risultati sono lodevoli e tangibili.
- MER - DOM | Orario: 10.00 - 18.00
- 11,00 | Ridotto € 4,00 | gratis iscritti FAI
- 8,00 con abbonamento musei Piemonte
- € 4,00 visita guidata
Hai ancora energie?
Il programma è impegnativo e calibrato al secondo, ma se avessi già visto qualcosa o avessi la fortuna di disporre di più giorni, la zona offre molto altro da un punto di vista culturale. Ad esempio sono visitabili nelle vicinanze il Castello del Roccolo e il borgo degli spaventapasseri di Castellar. Anche Savigliano offre interessanti laboratori presso l’Accademia Europea delle Essenze. Buona esplorazione!
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