Sicuramente gli amanti della montagna e degli sport invernali saranno facilitati nella preparazione della valigia rispetto ai meno avvezzi, che dovranno necessariamente mettere in conto una spesa d’abbigliamento tecnico non indifferente. “Clima freddo” e “risparmio” purtroppo non vanno granché d’accordo.
Calzature da trekking
Innanzitutto gli indispensabili, su cui occorre necessariamente investire, sono un paio di scarponi da escursionismo o da trekking impermeabili (materiale top il goretex) che abbiano un’ottima aderenza e resistenza alle rocce taglienti.
Personalmente mi sono trovata bene con le Trango di La Sportiva, soprattutto nelle Highlands. Nella terra del ghiaccio e del fuoco sono perfette per qualsiasi stagione.
Per il “team scarpe da trekking basse” – per carità ognuno è libero d’indossare ciò che vuole – è bene ricordare che l’Islanda è ricchissima d’acqua, con fiumi, cascate e neve presente anche in estate. Dunque, nella sfortunata ipotesi di ritrovarsi coi piedi ammollo, è consigliabile avere dietro un secondo paio di scarpe.


Magari i modelli MID possono essere il giusto compromesso per chi non sopporta la rigidità degli scarponi, ma vuole più protezione da neve, acqua e storte. Il mio compagno di vita, ad esempio, si è trovato a suo agio con le Rush di Scarpa.
I modelli ramponabili sono invece molto spessi e pesanti: non vale la pena acquistarli per affrontare questo viaggio, anche se si ha in programma di camminare sui ghiacciai (l’attrezzatura viene interamente fornita dalla guida escursionistica).
Calze di media lunghezza
Un dettaglio da non sottovalutare sono le calze da trekking, studiate appositamente per contrastare la formazione di vesciche. Questi particolari indumenti sono infatti rafforzati su punta e tallone, e non devono assolutamente muoversi a contatto coi piedi o saranno dolori! A seconda della stagione si può poi propendere per una trama spessa o leggera.
Pantaloni idrorepellenti
I pantaloni ideali per l’estate islandese esistono e si possono trovare al Decathlon: modello MT900, antivento e idrorepellente. Per l’inverno è invece disponibile il modello SH500, imbottito e idrorepellente, potenziabile con la calzamaglia. Non serve altro.
I pantaloni da sci sono un grande NO: esageratamente ingombranti e non concepiti per trattenere il calore in assenza di attività fisica. Altra spesa inutile, se equipaggiati come sopra, è quella dei sovra-pantaloni impermeabili.
Maglia termica / T-shirt traspirante
Per la parte superiore del corpo vige la regola “a cipolla”. Il primo strato, in particolare, non ammette sconti: la maglia termica dev’essere intesa come una calda seconda pelle e può essere sintetica o in lana merino. Non importa quali siano le temperature previste, è un MUST HAVE!
La maglia termica è sottile, traspirante e perfetta per chi viaggia leggero. Dopotutto non è né estetico né funzionale apparire come l’Omino Michelin.
Nel mio viaggio tra Agosto e Settembre – con un unico pomeriggio di pioggia – ho sentito il bisogno d’indossare la termica sette giorni su dieci. Ma perché l’ho portata con una media di 10-15 °C? Perché il peggior nemico in Islanda non è il freddo in sé, ma il fortissimo vento. Soprattutto nel nord e nell’entroterra. Meglio tenersi stretto il primo strato e togliersi a poco a poco gli altri, piuttosto che il contrario.


Fatta questa premessa, nelle soleggiate giornate estive può tornare utile una t-shirt traspirante in lana merino, la miglior scelta in assenza di lavatrice.
Pile / Maglione
Il secondo strato è generalmente quello su cui si può risparmiare. Chi non possiede già un pile o un maglione di lana? E comunque al Decathlon €20-40 sono più che sufficienti per prenderne uno o due nuovi. Non servono capi strettamente tecnici.
Tuttavia, per chi freme dalla voglia di spendere, un’alternativa ai brand patinati potrebbe essere quella di procurarsi un autentico maglione islandese: lopapeysa. Un acquisto sostenibile, personalizzabile e di alta utilità (oltre che qualità).
Guscio impermeabile
Il terzo strato è generalmente il più controverso, dalle Alpi fino all’Islanda. Ma partiamo da un punto saldo: occorre uno scudo protettivo da vento e acqua. Il capo che meglio racchiude queste caratteristiche si chiama hard shell o – per i neofiti – impermeabile (mi raccomando NON IL PONCHO).
Il problema è che per quanto indispensabile, non tiene caldo. O meglio, fa un po’ “effetto serra” ma il suo scopo non è propriamente quello di “avvolgente copertina”. Quindi è importante abbinare il guscio (in realtà IV strato) a un piumino (III strato).


Detto questo, dalla teoria alla pratica c’è di mezzo il mare. In estate può essere più efficiente un soft shell: foderato, antivento, traspirante e impermeabile.
Nelle mezze stagioni si può evitare di mettere mano al portafoglio indossando la giacca da sci, che più o meno hanno tutti. Ma quando fa davvero freddo, l’unica alternativa valida alla combo “III strato piumino + IV strato hard shell” è il parka (imbottito, antivento e impermeabile).
Accessori indispensabili
Questo paragrafo è un punto dolente per me, perché mentre sull’abbigliamento sono abbastanza ferrata, sugli accessori sono generalmente gli altri ad aiutarmi. L’elemento che dimentico più frequentemente sono – ahimè – i guanti. E la loro impermeabilità o meno dipende della quantità di neve.
Altro oggetto con cui ho un rapporto complicato: il cappello di lana. In Islanda però il vento soffia troppo forte per essere ignorato, così ho stretto amicizia con la fascia di pile per le orecchie. Anche lo scaldacollo può tornare utile ai più freddolosi, a differenza della sciarpa voluminosa e soggetta a bagnarsi.
Inoltre da metà Maggio a fine Settembre nella zona Mývatn, in assenza di vento, è pressoché vitale munirsi di una retina anti-moscerini.
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